L'attimo fuggente
«Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento. Perché il poeta usa questi versi? Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni come voi e invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? Carpe, Carpe diem, Cogliete l’attimo, ragazzi! Rendete straordinaria la vostra vita!»
Questo è il monologo di Robin Williams nel ruolo di John Keating, protagonista del film cult L’attimo fuggente, pellicola dell’89 diretta da Peter Weir, che vinse l’Oscar alla miglior sceneggiatura.
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È mercoledì 1° novembre, io sono Antonio Roma e questa è Incipit.
L’attimo fuggente è un vero e proprio capolavoro. Emozionante e toccante, questo film che elogia la poesia e la letteratura, è diventato una pietra miliare per tutti coloro che hanno saputo credere in se stessi e avere il coraggio di essere diversi dagli altri.
John Keating, giovane insegnante di letteratura, arriva nella prestigiosa Welton Academy, di cui era stato allievo, dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione ed Eccellenza e ne sconvolge l’ordine, utilizzando metodi non convenzionali per esortare i ragazzi ad affrontare lo studio e la vita seguendo le proprie idee, indagando e affrontando i propri demoni e muri.
Questo insegnante visionario e creativo saprà stravolgere gli equilibri della scuola, ma anche le vite degli studenti stessi – che grazie a lui si sentono compresi e incentivati per la prima volta.
Keating proverà ad insegnare ai suoi allievi molto più che semplici nozioni di letteratura: darà loro gli strumenti per ragionare con la propria testa, sostenendo i propri ideali e il proprio punto di vista (anche a rischio di scontrarsi con un mondo duro).
Perché, come sostiene lui stesso, «parole e idee possono cambiare il mondo».
Cinque lezioni di vita tratte da L’attimo fuggente
1. La salute mentale è importante
Il professor Keating offre a questi ragazzi, alle prese con le difficoltà dell’adolescenza, un vero e proprio aiuto psicologico. L’attimo fuggente evidenzia quanto la stabilità mentale sia importante, e come spesso molti insegnanti ignorano deliberatamente i campanelli d’allarme quando si tratta di disturbi psicologici di ogni genere.
A questi categoria di insegnanti vorrei solo dire: per quanto voi vi sentiate assolti siete per sempre coinvolti.
2. La poesia ci salva
Dice John Keating:
«Noi non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, ingegneria o economia sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita»
Il professore ci ricorda quanto la bellezza sia importante, al pari degli ideali. Ma non una bellezza fine a se stessa: Keating fa strappare un libro ai suoi studenti (in una delle scene più famose) perché il quel libro si analizza la poesia quasi come una formula matematica.
3. Avere qualcuno che ci sostiene è importante
Il professor Keating è per questo gruppo di studenti un vero e proprio punto di riferimento. Non solo fornisce loro gli strumenti per farcela da soli, ma li incoraggia a volare con le loro ali. Li sostiene e li sprona non per prendere un bel voto o per superare un test, ma per dare sempre il massimo nonostante tutto.
4. Bisogna accettare gli altri (e se stessi) per quello che sono
In un college in cui tutti gli alunni devono essere uguali, rivalutare la diversità è quasi un’eresia. Ma il professore Keating insegna ai suoi studenti a valorizzare la propria individualità, spingendoli a compiere scelte di cuore, invitandoli a fidarsi dei propri desideri, anziché reprimerli. È così che ogni studente acquista fiducia in se stesso, diventando chi meno timido o chi più spavaldo, chi più sicuro delle proprie idee e chi trova il coraggio di seguire i suoi sogni nonostante le avversità.
5. Cogliere l’attimo
Il senso ultimo del film è quello di spingerci a cogliere l’attimo. Viene citato più volte il motto Carpe diem (appunto, cogli l’attimo). Robin Williams, Keating, spinge i suoi alunni a rendere unico ogni attimo, insegnando loro come aggiungere magia e poesia alle proprie vite. Per condurre un’esistenza a pieno, è inutile concentrarsi su un futuro incerto: quello che conta è essere focalizzati sul presente, sfruttando ogni minuto che abbiamo a disposizione. Una vera e propria lezione su come vivere al massimo, attraversando il mondo con passione e con la consapevolezza che ogni istante è unico nel suo genere e prezioso. Insomma, dobbiamo vivere il presente «succhiando tutto il midollo della vita», senza mai perdere la speranza e la passione.
Sequenze significative
La prima lezione del prof. Keating con il sibilare del suo "carpe diem" di fronte alla caducità della vita.
Il rifiuto dell'introduzione al testo di letteratura (Comprendere la poesia) con Keating che fa stappare le pagine in questione.
Le riunioni, alla grotta, della Dead Poets Society (titolo inglese del film), incappucciati nei loro montgomery e con i fasci delle torce a fendere il buio.
L'exploit del timido Todd, spinto dal prof. Keating a rivelare l'emozione poetica che nasconde nel proprio animo ("la verità è una coperta che ti lascia fuori i piedi").
Il professore viene trasferito e la cattedra di Lettere viene affidata provvisoriamente al preside. Ma quando Keating entra nella classe per raccogliere i suoi oggetti personali, Todd sale sul proprio banco e ne richiama l'attenzione pronunciando la frase «O capitano! Mio capitano!» ; subito dopo altri ragazzi compiono lo stesso gesto mentre il professore si allontana dopo aver detto «Grazie, figlioli», comprendendo che qualcosa ha lasciato di suo in quei ragazzi, che hanno voluto ringraziarlo dedicandogli un ultimo saluto.
L’Incipit
O capitano! Mio capitano! …
Ps. Consiglio di leggere questo.